“Siamo nati e cresciuti nelle stesse vie di un paese del salento.
Negli anni abbiamo cercato di raccontare e fare testimonianza del mondo che ci circondava.
Io con il mio corpo teatrale, Mino imbracciando una chitarra. Inconsapevoli stavamo dipingendo con colori accessi il nostro sud, quello che ognuno si porta nel cuore, quel poco che ne resta.
Forse era inevitabile che i canti di Mino ed i miei cunti dovessero incontrarsi.
Questo incontro lo abbiamo chiamato “trapule”.
Attraverso la musica il canto la parola raccontiamo di un sud di cielo e terra, di uomini e donne memorabili loro malgrado, con ironia e disincanto, non senza uno sguardo sarcastico sulle miserie della nostra contemporaneità”.