Martedì 24 luglio (ore 21 – ingresso 5 euro) nell’Atrio del Palazzo Marchesale di Galatone, in provincia di Lecce, in scena Ognuno ha l’infinito che si merita di e con Salvatore Della Villa affiancato dalle musiche e i dipinti sonori di Gianluigi Antonaci e la danza di Francesca Negro e Gloria Perrone per la coreografia di Mia Meneghini.
Protagonista dello spettacolo – che rientra all’interno degli appuntamenti dell’Estate Galatea ed è promosso dal Comune di Galatone – è il senso dell’infinito che si sprigiona mirando l’“oltre”, ossia lo spazio che si apre dietro i limiti di quanto l’occhio fisicamente riesce a vedere e verso quanto lo sguardo, come capacità immaginativa, riesce a intuire. Giardano Bruno, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, Luigi Pirandello indagano il senso dell’infinito. Dai versi leopardiani, in cui lo spazio limitato visivamente da quanto l’occhio riesce a vedere, appare al protagonista infinito, in virtù dell’immaginazione che lo porta a illudere i limiti del panorama che gli si apre di fronte, tanto che alla sua vista si concedono «interminati spazi». Ai tormentati personaggi pirandelliani, perché sanno che oltre i limiti, di là dalle forme e dai falsi idoli, esiste un’altra realtà. Loro sanno che la loro vita potrebbe essere diversa, ma lo sanno fino a quando possono ancora immaginarla diversa, ossia fino a quando è rimasta in loro ancora un po’ di quella fantasia, di quella magia, che ci consente di formulare un’immagine su quel che è stato e che, nostro malgrado, non è più. La forza dello spettacolo è tutta nell’integrazione dei linguaggi (teatrale, musicale, poetico, coreutico) che si intrecciano in un gioco vocale e strumentale, si amalgamano ininterrottamente, creando suggestione e riflessione. L’idea di fondo è tendere verso l’infinito, in un continuo gioco di pulsioni ricercate nei testi, nella timbrica, nelle armonie e nelle sonorità del corpo, che diventa sublime ed estatica cassa di risonanza. Una lettura registico – interpretativa non si muove,sul distacco, la divisione o la separazione tra il testo e l’attore, ma qui ne diventa corpo timbro essenza del dire, dell’essere detto. Le suggestive musiche e sonorizzazioni di Gianluigi Antonaci che creano luoghi e ambienti consonanti, si intersecano visivamente ai dipinti sonori creati dalle danzatrici per mezzo di sofisticate tecnologie, quali video mapping, gestural control e sensori interattivi kinect.