Corpi senza casa né spazio. Per la rassegna “DeclinAzioneDonna”, venerdì 23 febbraio, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda al quartiere Tamburi, va in scena “My Place – il corpo e la casa”, regia Silvia Gribaudi, con Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli, disegno luci Silvia Gribaudi e Domenico Cicchetti, assistente alla regia Roberto Riseri, produzione Qui e Ora residenza teatrale, spettacolo finalista In-Box 2017. Durata 60 minuti. Ingresso 10 euro: primi 100 biglietti a soli 7 euro (promozione valida sull’acquisto al botteghino, non sulla prenotazione telefonica). Info: 099.4725780 (int. 1) – 366.3473430.
In scena tre corpi nudi – o meglio in biancheria intima – volutamente messi in evidenza: masse corporee vive e non censurate, vere, oneste e ben diverse da quelle che ancora oggi siamo abituati a vedere in mostra sui giornali, su internet, in televisione. Tre donne non più giovani ma non ancora vecchie, certamente non perfette. Ma belle. Perché autentiche. E disposte, in uno show surreale, ad offrirsi al pubblico per quello che sono, corpi senza casa né spazio, sfrattate dal proprio io, lanciate a inseguire, divorare e moltiplicare le proprie ombre. Con passo leggero e sguardo ironico e tragicomico sul femminile.
Il corpo-casa è l’immaginario intorno a cui si sviluppa il lavoro di scena, da quel luogo le attrici partono per svelare momenti di fragilità e di bellezza, per restituire spaccati di intimità, per disvelare un posto segreto, un luogo fisico o uno spazio dentro di noi, comunque territorio della visione. Poche parole, quadri visivi, corpi in movimento. Un racconto fisico che va a indagare i luoghi dell’intimo.
“My Place” segna l’occasione di mettere a confronto due poetiche diverse e affini. Due sguardi sul femminile. Si incontrano la ricerca di un movimento che nasce da corpi non convenzionali e la sperimentazione sulla drammaturgia autografa, lo sguardo ironico e l’indagine sul contemporaneo. Le attrici autrici di Qui e Ora prestano corpo alle visioni di Silvia Gribaudi e offrono a loro volta alla coreografa e performer un immaginario contemporaneo con cui mettersi a confronto.