Scritta a Bologna nel 1759 e ambientata a Milano, Gl’innamorati è un canovaccio che ormai da quasi trecento anni splendidamente precipita verso il suo ferreo e inesorabile lieto fine.
La traccia offerta da Goldoni è quella canonica e quasi perfetta del vero e proprio classico: Eugenia e Fulgenzio – giovani, belli, tremendamente appassionati l’uno all’altra – desiderano sposarsi. Ma una serie di inconvenienti, capricci, incursioni e rovesci sentimentali rischia di far saltare l’agognato matrimonio. Ma, allo stesso modo, Eugenia e Fulgenzio sono anche altro: due luoghi, due nevrosi, due macchine di desiderio sentimentale, erotico, narcisistico. Ma, soprattutto, sono due maschere, due trattati di recitazione: si fingono ciò che non sono, mettono continuamente in scena se stessi – sembrano poter essere e fare qualsiasi cosa, impersonare qualsiasi atteggiamento. La riscrittura di Fabrizio Sinisi è la messinscena di una convulsa auto-rappresentazione dell’oggi: le sclerosi, i drammi, le potenze del presente.