Dente in concerto
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Quando: 11/08/2020 ore 22:00
Prezzo ingresso: non disponibile




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Dopo i concerti di Inude, Les Contes d’Alfonsina, Giardini di Mirò, Beatrice Antolini e Merifiore e l’attesa esibizione sul Molo di Castro di Vinicio Capossela, martedì 11 agosto al Castello Volante di Corigliano d’Otranto, il programma della quattordicesima edizione del SEI festival prosegue con un doppio appuntamento tra musica e letteratura. Dalle 21 (ingresso libero fino a esaurimento posti), in collaborazione con la Libreria Palmieri di Lecce, sulla Terrazza del Ristoro lo scrittore, autore di reportage, sceneggiatore e autore teatrale Daniele Rielli, dialogando con Dario Goffredo, presenterà il suo nuovo romanzo “Odio”, pubblicato da Mondadori. Dalle 22 (ingresso 18 euro – Ultimi biglietti in prevendita nel circuito DICE) nel Fossato del Castello spazio a Dente per un concerto intimo e raccolto che metterà in luce la parte più essenziale dei brani del cantautore emiliano. Durante la serata sarà possibile, inoltre, visitare la mostra “Fellini in scena! Fotografie di Franco Pinna”. Ideato, prodotto e promosso da Coolclub, con la direzione artistica di Cesare Liaci, realizzato con il sostegno del Fus – Fondo Unico per lo spettacolo del Mibac e di Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese nella “Programmazione Custodiamo la cultura in Puglia”, il Sei Festival è organizzato in collaborazione con Ferrovie SudEst (vettore ufficiale), Vestas Travel e Vini Garofano e con i media partner Radio Wau, RadioSonar, RKO, Alpaca Music, Le Rane e Sei tutto l’indie di cui ho bisogno. Info 3331803375 – www.seifestival.it

Il cantautore emiliano Dente proporrà un concerto intimo e raccolto per in luce la parte più essenziale dei suoi brani. In questo tour, infatti, le canzoni dell’ultimo omonimo album (uscito a febbraio per INRI/Artist First) e quelle del suo vasto repertorio saranno riarrangiate in chiave acustica. «Questo è un disco diverso dai precedenti ma che parla tanto di me, più di ogni altro, quindi ho deciso di dargli il mio nome come se fosse un album d’esordio, il secondo nel mio caso», racconta Dente, uno dei più apprezzati cantautori italiani, un musicista che negli anni ha conquistato un pubblico sempre più numeroso e affezionato riuscendo a imporre il suo personalissimo linguaggio pop dai tratti essenziali e ricercati. Sette album in studio, un Ep digitale e un libro alle spalle, Dente ha collaborato con numerosissimi artisti del panorama italiano come Perturbazione, Arisa, Marco Mengoni, Le Luci della centrale Elettrica, Manuel Agnelli, Coez, Brunori Sas, Enrico Ruggeri e Selton per citarne solo alcuni. «Non so se entrerò nella storia della musica italiana ma mi piacerebbe comunque lasciare un segno del mio passaggio», sottolinea Dente. «L’idea di essere ricordato per aver fatto anche una piccola parte nel corso del naturale cambiamento della canzone sarebbe un bellissimo premio per il lavoro che sto facendo. Rispetto ai miei esordi, nella mia musica ci sono stati cambiamenti che sono sempre andati di pari passo con la mia personale crescita e con i mutamenti che ci sono stati nella mia vita. Intorno a me è cambiato quasi tutto. Quando ho iniziato a suonare in giro le mie canzoni, il solo fatto di farlo era una follia e chi andava a vedere concerti di musica italiana “alternativa” era visto come un alieno».

La serata prenderà il via, invece, con lo scrittore, autore di reportage, sceneggiatore e autore teatrale Daniele Rielli che, dopo la presentazione al Castello Volante, mercoledì 12 agosto (ore 19 – ingresso libero fino a esaurimento posti), nel giardino del Bar Astoria di Lecce, converserà con Marcella Rizzo e Valentina Aquilino. Autore del libro di culto “Lascia stare la gallina”, Rielli conferma la speciale abilità di unire commedia e tragedia, di creare personaggi profondi e iconoclasti e accompagnarli a un’analisi lucida delle forze che attraversano il nostro tempo, dal tema dell’odio sociale e della sorveglianza digitale fino al riemergere del Capro Espiatorio. Il risultato è un romanzo-mondo incalzante, con il respiro che ha la grande letteratura quando riesce a raccontare un’epoca, visionario come una puntata di Black Mirror, capace di avvincere il lettore dalla prima pagina e di condurlo verso il finale come dentro un vortice inesorabile. Odio è un’opera dove è facile riconoscere il crepuscolo dell’Occidente in cui viviamo ogni giorno; le conseguenze che ci attendono appena oltre l’orizzonte sono però quelle che non osiamo immaginare – anche se si nascondono dentro ognuno di noi dalla notte dei tempi. «Odio è la biografia immaginaria, ma verosimile, di un giovane uomo con una storia da errore giudiziario alle spalle che si costruisce un posto di spicco – dopo aver iniziato la sua età adulta in tutt’altra maniera – in uno dei pochissimi settori che offrono grandi opportunità alle persone della sua generazione: il commercio di dati personali», racconta Rielli in un’intervista sul sito Mondadori. «Il libro ha molti strati, quindi il percorso professionale è solo una parte di una vicenda umana molto più complessa e articolata, ma la vera natura del suo lavoro, le sue potenzialità, sono all’inizio oscure anche allo stesso protagonista e questo dà la possibilità ai lettori di scoprirle assieme a lui. Non credo ci sia una consapevolezza diffusa su questi temi, forse dal punto di vista dei dati oggi viviamo in un periodo per certi aspetti simile a quello in cui non esisteva alcuna norma antinquinamento perché nessuno si poneva neppure il problema», prosegue. «In questo caso però non è detto sia possibile tornare indietro o anche solo creare delle norme efficaci: i dispositivi e le piattaforme che sorvegliano ogni istante della nostra vita sono ormai troppo pervasivi, ci servono a organizzare la vita, a lavorare, a essere raggiungibili, a stare con gli altri e ci danno in cambio importanti ricompense neurologiche in grado di generare dipendenza. Rinunciarvi del tutto in questo momento storico significherebbe condannarsi all’eremitismo, anche potendoselo permettere non è detto che sia una scelta auspicabile, in ogni caso è un prezzo enorme da pagare, il che non fa altro che evidenziare il potere smisurato dell’industria digitale».




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