Cantico dei cantici per lingua madre
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Quando: 16/01/2020 ore 18:00
Dove: Copertino, Ex Convento delle Clarisse (Via Margherita Di Savoia)
Prezzo ingresso: gratuito




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Giovedì 16 gennaio (ore 18 – ingresso libero) nella Chiesa di Santa Chiara dell’Ex Convento delle Clarisse di Copertino, nell’ambito della XXXI Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo ebraico-religioso, la compagnia salentina Astràgali Teatro proporrà lo spettacolo “Cantico dei cantici per lingua madre”. Fabio Tolledi, Roberta Quarta e Simonetta Rotundo saranno accompagnati dalla musica di Luca Tarantino (chitarrone) e dalla voce del soprano Ludovica Casilli con un repertorio dei compositori Salomone Rossi Hebreo (“Libro primo di madrigali a cinque voci per cantar col chitarrone, Venezia 1600”) e Girolamo Melcarne detto Il Montesardo (“Amphiteatrum angelicum, Venezia 1612”).

Tra i testi più misteriosi e segreti della tradizione sapienziale, presente nella Bibbia ebraica e cristiana, incessante canto d’amore dell’amata verso il suo amato e dell’amato verso la sua amata, “canto assoluto di amore e di conoscenza” il Cantico, in ebraico Shir hashirim, in latino Canticum canticorum, già nel nome dice il suo essere il più sublime di tutti i canti, il suo adagiarsi tra le nuvole. Un sublime che percorre, intatto, la riscrittura in neosalentino, centrata essenzialmente sulla forza sonora della lingua. “Ogni anno”, dice Fabio Tolledi, drammaturgo e regista dello spettacolo, “scompaiono nel mondo oltre 20 lingue madri, una ogni due settimane. Di questo passo nell’arco di un secolo la metà delle 5mila lingue che si parlano oggi sulla terra saranno estinte. Le parole vivono e muoiono come gli esseri naturali e quando una lingua sparisce non si perdono solo i testi ma muore un modo di comprendere la natura, di ragionare, di percepire il mondo, di metterlo in parole, di dire l’amore. La traduzione del più grande poema d’amore mai scritto, il Cantico dei Cantici, in una lingua madre che abbiamo chiamato neo-salentino va esattamente nel senso opposto: ritrovare una lingua e, insieme, il mondo che in questa lingua dimorava. Diciamo l’amore, la morte, il desiderio, l’illusione, lo smarrimento, tutte figure presentissime nel Cantico, in una lingua arcaica e potente. Una lingua dove il suono è più forte e avvolgente del senso”.




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