“Il ballo” è il manifesto poetico della compagnia Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt, un progetto che indaga sul senso di questa sua appartenenza al teatro: e lo fa con una nuova creazione che coinvolge sulla scena, per la prima volta, tutti gli attori e le attrici della compagnia e i tanti artisti esterni, come la danzatrice Julie Anne Stanzak che ha curato le coreografie.
“Il ballo” è uno spettacolo di teatro – danza dove i personaggi, prigionieri in una stanza – metafora del mondo – cercano di dare un senso alla propria vita, a questa “pupazzata” o “pantomima” che sono le vite desertiche e vuote. Prigionieri delle proprie abitudini e convenzioni sociali, di uno spazio fisico e mentale , lottano per non soccombere alle regole e alle logiche a loro imposte. Prigionieri non solo di quello spazio fisico ma anche dello sguardo che gli “altri” gli rimandano, cercano una via di fuga, un modo per ritrovare una propria soggettività, una propria storia, intima ed esclusiva. La loro lotta è un elogio alla vulnerabilità umana, un canto alla possibilità di esistere e farsi bellezza e stupore. In questa ricerca drammaturgia ci sono stati di aiuto, con i loro racconti, le opere e le suggestioni, dei grandi autori del ‘900, quali Pirandello, J.P. Sartre e Bruno Schulz.
Ci sono grandi muri in questo spettacolo, muri senza finestre, che sono stati costruiti senza che nessuno se ne accorgesse; mai un rumore, mai una voce di muratore. Eppure alla fine, senza farci caso, tutti siamo imprigionati tra quei muri, fuori dal mondo. E non ci sono finestre, o perlomeno non riusciamo a trovarle. Ma forse è meglio così, forse è meglio evitare altri tormenti. Se poi una finestra si aprisse chissà quante cose nuove ci rivelerebbe.