1915. Rocco è contadino dalla nascita e cretino ancor prima di nascere. Non sa niente di guerra, di trincea, di patria ma quando viene arruolato e inviato al fronte è preso da una frenetica euforia. Per Rocco è l’occasione a lungo attesa per riscattarsi da una vita dura e senza prospettive.
La guerra è pensata come un gioco, dove si spara ma non si uccide, si viene colpiti ma non si muore, le pallottole sono barzellette, fanno solo ridere.
L’illusione però dura pochissimo, Rocco s’immerge nella tragicità di una guerra che continua a non capire. E ce la racconta a modo suo, tra un orrore e una risata, perché nonostante le bombe, i lanciafiamme, il filo spinato, a volte la guerra è così tragica da far ridere a crepapelle.