In CORPI D’ARCO Francesco Del Prete cerca e trova un mondo strumentale multiforme attraverso un vero e proprio “live painting”: pennellate, schizzi, sfumature e graffi tratteggiati nello spazio a rimarcare un uso alternativo del violino, da troppo limitato da una concezione classica che lo immagina solo ad uso prettamente melodico.
CORPI D’ARCO racconta di profumi che sanno di “zenzero e cannella”, percorre un viaggio su “cavalli a dondolo” e malinconico si ferma a contemplare un romantico “arpeggio di lune” mentre accanto “un teschio e una farfalla” fanno pace.
Un percorso musicale trasversale che si fa viaggio tra i colori dell’anima, dall’azzurro cielo del violino all’acceso “rosso di tango”.