Cuba 10/decimi, l’isola si racconta al Castello di Gallipoli
Inserito da admin il 15 Mar 2016 | Nella categoria Magazine | Ci sono 0 Commenti
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Da sabato 23 gennaio a sabato 19 marzo le sale del Castello di , in provincia di Lecce, ospitano la 10/Decimi, esposizione fotografica di nove cubani su dieci a cura di Anna Maria Mangia. Oggi Cuba è soprattutto sinonimo di turismo, di luoghi da visitare, di mare splendido, di ottimo rum e di sigari rinomati. Eppure, il suo fascino è soprattutto il frutto di una storia che tuttora non manca di appassionare persone di tutto il mondo. Cuba è stata a lungo in primo piano sia come laboratorio di sviluppo di ideologie, sia come oggetto di forti tensioni politiche internazionali. La rivoluzione guidata da Fidel Castro ha portato grande fermento e vitalità artistica ma anche i tanti problemi economici che caratterizzano costantemente la vita a Cuba; nonostante ciò, chi viene dall’estero non può non restare sorpreso dall’intensa attività culturale che ferve nell’isola. Il Castello – che dal 2014 è gestito dalla società Orione con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari – ospiterà oltre 50 immagini dei cubani Félix Arencibia Gonzáles, Juvenal Balán Neyra, Rolando Pujol, Jesús Scull Navarro, Liborio Noval, Jorge Oller, Alberto Pérez Amargós, Roberto Salas, Arnaldo Santos Sánchez e il reportage “Viaggio a Cuba” di Luigi Orione Amato.

Il percorso della mostra è diviso, infatti, in due sezioni. Nella prima sono ospitati gli scatti dei nove fotografi cubani. Parlando di fotografia cubana non si può prescindere dal contesto storico dove questa si è sviluppata: fin dall’inizio, infatti, la fotografia ha partecipato al procedere degli eventi. I primi anni sono stati quelli del trionfalismo, pervasi da uno spirito epico ben evidente nella fotografia celebrativa. Sono gli anni nei quali si afferma l’opera di autori che sono stati fonte di ispirazione per generazioni successive. Negli anni ’80 s’impone una nuova tendenza che, parallelamente alla matrice documentaria, utilizza linguaggi più articolati proponendo un nuovo approccio alla tematica del quotidiano, nella quale persiste l’esperienza rivoluzionaria. Successivamente, negli anni ’90, la fotografia tende ad ampliare le proprie tematiche, venendo in parte meno il legame con gli sviluppi politici della storia rivoluzionaria cubana. L’attenzione si rivolge più verso l’uomo comune e la sua quotidianità. La ricerca del cambiamento vissuto dall’isola avviene quindi nelle strade, nelle fabbriche, con l’affermarsi dell’orgoglio nazionale e della dignità umana. Scenario preferenziale è quello della splendida capitale cubana La Habana che, come una decrepita madre, mostra ancora i segni dell’antica bellezza. Ma i protagonisti sono sempre i cubani: donne alla Santeria, suonatori di strada, bambini, in scorci urbani deturpati da inferriate necessarie a contrastare una micro-criminalità dilagante. Un’altra tematica interessante si ferma sugli aspetti architettonici delle città, in costante degrado. I fotografi si sono dovuti confrontare quotidianamente con la mancanza di materiale scenico e bibliografico e, malgrado ciò, hanno saputo porsi all’attenzione del mondo della fotografia internazionale. La forza della fotografia cubana risiede tutta nell’impatto visivo ed emozionale che pulsa nell’immagine come nella vita per le strade: una riproduzione, una scansione perfetta della sua gente nel vissuto quotidiano. Questa fotografia è vicina al suo popolo in un mondo che spesso non riesce più a raccontarsi, che si allontana da tutti noi. È una fotografia che ci parla perché ci rende protagonisti. Il fotografo è la mente, le persone i soggetti del suo lavoro. Il quadro compositivo, i temi, la luce e l’onnipresenza dell’uomo la rendono unica. L’uomo, infatti, è sempre rimasto il centro focale della fotografia cubana: dalla celebratività epica alla ricerca intimista del passato, sino alle sole tracce della sua presenza/assenza. Con un insieme di oltre 50 immagini, attraverso l’analisi socio culturale della fotografia documentale, la mostra offre una visione non stereotipata del Paese e racconta l’identità culturale del popolo cubano con l’occhio di 9 fotografi cubani, alcuni dei quali apprezzati a livello internazionale, cercando di uscire fuori dai soliti cliché nei quali si ascrive solitamente questa isola dalla storia così particolare.

La seconda sezione propone, come detto, il reportage fotografico “Viaggio a Cuba”, realizzato da Luigi Orione Amato. Si tratta del racconto di due viaggi effettuati sull’isola, sotto la guida di alcuni rappresentanti delle istituzioni cubane e seguendo una personale sensibilità. Ne emerge una visione sociale e dei luoghi nella loro quotidianità, allo stesso tempo vivacissima e statica, senza retorica o secondi fini, facilitata dall’attitudine innata del popolo cubano allo scambio culturale, alla comunicazione, alla curiosità e alla capacità di integrazione. Un viaggio in uno scenario poco battuto dal turista, in un tempo in cui un’energia popolare primigenia si è modificata per incrociarsi con la storia.


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Il Castello si erge all’ingresso del borgo antico, città da sempre fortificata e, per la sua posizione strategica, contesa. È circondato quasi completamente dal mare. Ha pianta quadrata con torrioni angolari, di cui uno poligonale. Nei periodi successivi furono effettuati numerosi interventi di ristrutturazione e fortificazione. I lavori più importanti vennero progettati dagli Aragonesi. Quando il Duca Alfonso di Calabria venne nel Salento tra il 1491 e il 1492, condusse con sé il celebre architetto militare senese Francesco di Giorgio Martini e volle che questi rinnovasse le fortezze salentine secondo i progressi dell’arte della guerra, che tendeva ad abbandonare la conformazione quadrilatera ereditata dal sistema romano per passare al pentagono. Il senese, non potendo demolire e ricostruire ex novo, ideò il “Rivellino” mediante il quale rese di forma pentagonale l’intero maniero. Prima dell’Unità d’Italia, quando nel 1857 il castello venne radiato dal Novero delle fortezze del Regno Borbonico, perse la sua funzione difensiva, ma mantenne e anzi intensificò la sua funzione civile e soprattutto commerciale. Durante il 1800 divenne deposito di sali e tabacchi, oltre che sede della Dogana nel 1882 e, successivamente, sede della 17^ Legione della Guardia di Finanza.

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