Dopo il grande successo, con oltre trentacinquemila visitatori, della personale di Michelangelo Pistoletto, da sabato 5 dicembre a domenica 10 gennaio (dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17) le sale del Castello di Gallipoli, in provincia di Lecce, ospitano la seconda edizione della mostra “Presepi d’autore” con una ventina di opere provenienti del Museo della Ceramica di Grottaglie. Si rinnova l’incontro tra culture e tradizioni attraverso l’esposizione delle opere premiate nell’ambito della “Mostra del Presepe”, rassegna trentennale dedicata all’arte del presepe in ceramica. Curata da Daniela De Vincentis, responsabile del Museo della Ceramica di Grottaglie, la mostra è realizzata dalla società Orione – che dal 2014 gestisce il Castello con la direzione artistica dell’architetto Raffaela Zizzari e il coordinamento di Luigi Orione Amato – in collaborazione con l’amministrazione comunale di Gallipoli e l’assessorato alla Cultura del Comune di Grottaglie guidato da Maria Pia Ettorre.
La tradizione figulina grottagliese, pienamente attestata già in età medievale, si caratterizza per la varietà morfologica, iconografica, decorativa e tecnica con la quale sono stati realizzati nel tempo oggetti finalizzati a usi funzionali, cultuali o prettamente ornamentali. Parallelamente a questa produzione, già nel corso dell’Ottocento, l’artigianato locale realizza presepi in terracotta dipinta composti da figurine e paesaggi piccolissimi; pastorelli di ogni forma e grandezza con il Bambin Gesù sempre paffutello e sorridente nelle braccia di Maria accanto a Giuseppe; i Re Magi e poi i cavalli, le pecorelle, le casette, gli angeli e i pastori fra i quali l’immancabile “sbantusu”, personaggio colto in pieno stupore alla vista della stella. Si conoscono i nomi di alcuni maestri attivi tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX fra cui Petraroli, Manigrasso, Micera, Esposito e i Peluso, illustri specialisti del presepe per diverse generazioni. Nel tempo, l’antica tradizione figulina della città ha elaborato nuove forme artistiche che non hanno comunque dimenticato il modello presepiale tradizionale. I presepi selezionati per la mostra di Gallipoli offrono una sintesi stilistica, concettuale e mistica della concezione del presepe in ceramica, nella sua accezione più ampia, maturata nella seconda metà del XX secolo. Tra le molteplici forme interpretative dell’antica tradizione presepistica, si possono apprezzare presepi monoblocco o a figure mobili, complessi o di dimensioni ridotte, decorati su piatti o su pannelli, ma anche elementi scultorei dal modellato plastico imponente e vigoroso, ricchi di personaggi descritti analiticamente in cui forme e colori attestano la continua ricerca e la sperimentazione delle nuove tecniche ceramiche.
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Dopo una breve pausa riaprono dunque le porte dell’antico maniero che è stato nominato tra le ambasciate del Terzo Paradiso, l’opera simbolo di Michelangelo Pistoletto, uno tra i più importanti artisti contemporanei al mondo, protagonista oltre che della mostra al Castello, curata da Manuela Gandini, anche di una performance collettiva al SamSara di Gallipoli.
Il Castello si erge all’ingresso del borgo antico, città da sempre fortificata e, per la sua posizione strategica, contesa. È circondato quasi completamente dal mare. Ha pianta quadrata con torrioni angolari, di cui uno poligonale. Nei periodi successivi furono effettuati numerosi interventi di ristrutturazione e fortificazione. I lavori più importanti vennero progettati dagli Aragonesi. Quando il Duca Alfonso di Calabria venne nel Salento tra il 1491 e il 1492, condusse con sé il celebre architetto militare senese Francesco di Giorgio Martini e volle che questi rinnovasse le fortezze salentine secondo i progressi dell’arte della guerra, che tendeva ad abbandonare la conformazione quadrilatera ereditata dal sistema romano per passare al pentagono. Il senese, non potendo demolire e ricostruire ex novo, ideò il “Rivellino” mediante il quale rese di forma pentagonale l’intero maniero. Prima dell’Unità d’Italia, quando nel 1857 il castello venne radiato dal Novero delle fortezze del Regno Borbonico, perse la sua funzione difensiva, ma mantenne e anzi intensificò la sua funzione civile e soprattutto commerciale. Durante il 1800 divenne deposito di sali e tabacchi, oltre che sede della Dogana nel 1882 e, successivamente, sede della 17^ Legione della Guardia di Finanza.