Dopo il seminale Mesimér, con cui ha esordito al piano solo, Admir Shkurtaj (già fisarmonicista dei Ghetonìa) torna ad affrontare la musica di tradizione per il secondo atto di questo intrigante percorso. E se il primo era concentrato sulla musica popolare del Salento, comunità che l’ha accolto e adottato, in Feksìn emerge anche la musica della sua prima terra, quella al di là del canale d’Otranto.
Feksìn è il riflesso del sole che si specchia all’alba nei vetri delle case salentine e colpisce lo sguardo dei pastori albanesi sulle loro montagne. Un segno tangibile della vicinanza tra due mondi apparentemente così lontani. Un’eco di una meta molto agognata negli anni Novanta dai nostri vicini di mare.
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In Feksìn, infatti, scorrono arie molto famose del Salento e alcune provenienti dall’Albania, nelle quali si chiarisce l’approccio contemporaneo del pianista alle melodie tradizionali, tra avant jazz, echi tradizionali albanesi e salentini, e musica contemporanea.